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Come aprire un bar: costi, licenze e requisiti

In molti sognano di aprire un bar di successo, un lavoro faticoso, ma anche divertente e stimolante, ideale per le persone che amano stare sempre a stretto contatto con gli altri.

Le possibilità sono tante: un american bar, un bar all’italiana (dove cappuccino ed espresso la fanno da padrone) o un bar destinato agli aperitivi. Tuttavia, aprire un bar non è una procedura così semplice e necessita anche di un gruzzoletto per l’investimento iniziale.

In questo articolo vedremo come aprire un bar, qual è l’iter da seguire e gli adempimenti burocratici per avviare l’attività.

Come aprire un bar: iter burocratico e licenze

La prima cosa da fare è trovare (in affitto o in vendita) un locale idoneo a destinazione commerciale, possibilmente in una zona trafficata e senza troppa concorrenza nei dintorni; anche un piccolo locale può andar bene, l’importante è arredarlo con gusto e offrire un servizio di qualità.

È bene ricordare che il locale dovrà avere tutto ciò che le norme richiedono: spazi di servizio, bagni a norma, antibagno con punti acqua, cucine, spazi di preparazione, etc.

Individuato il locale e messo a norma per l’uso, bisognerà procedere con l’iter burocratico per avviare quella che è una vera attività di impresa.

In primo luogo bisognerà aprire la partita IVA, facendo la richiesta all’Agenzia delle Entrate o affidandosi un commercialista esperto: il codice Ateco di riferimento è il 56300, destinato ai bar e altri esercizi simili, ma senza cucina; ovviamente se si vuole fare anche un servizio cucina bisognerà trovare il codice Ateco giusto (per questo è indispensabile la consulenza di un professionista).

Subito dopo sarà necessario iscrivere l’attività al Registro delle Imprese della Camera di Commercio provinciale e all’Inps.

In seguito bisognerà presentare allo sportello SUAP del comune in cui abbiamo aperto il bar la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia) tramite posta elettronica certificata: vanno inseriti tutti gli allegati richiesti.

Ci sono poi diverse autorizzazioni:

  • la certificazione che attesta la destinazione d’uso commerciale del locale e il rispetto di vincoli storici, paesaggistici e urbanistici
  • il piano di autocontrollo HACCP, cioè il documento relativo all’igiene alimentare che attesti la frequentazione dell’apposito corso (che comprende, oltre alla normativa, anche elementi di chimica, microbiologia, fisica e sanificazione)
  • il corso Ical o il corso Sab (Somministrazione Alimenti e Bevande), destinati a chi vogliono avviare un’impresa nel settore commerciale alimentare; il corso Sab, nello specifico, è destinato a chi non ha frequentato la scuola alberghiera, chi non ha almeno due anni di lavoro nel settore turistico o alberghiero o chi non ha lauree in discipline scientifiche.
  • il documento di valutazione dei rischi
  • l’attestato del corso antincendio.

Al comune andrà inoltrata la richiesta di autorizzazione all’esposizione dell’insegna.

Occorrerà poi pagare eventuali diritti Siae per la diffusione di musica e immagini e fare richiesta di certificazione antincendio ai vigili del fuoco se locale più grande di 450 metri quadri.

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    Quanto costa aprire un bar

    Per rispondere a questa domanda, in primis bisogna valutare la grandezza e la posizione del locale.

    Ovviamente un locale in centro città costerà di più di un locale in periferia; oltre alle spese per l’affitto o l’acquisto del locale, occorre considerare anche le spese per attrezzature e mobilio: è bene scegliere la qualità e non accontentarsi di attrezzatura scadente che rischia di compromettere il successo dell’impresa.

    Le spese burocratiche, le utenze e eventuali costi del personale influiscono sul budget necessario per aprire e avviare un bar: la cifra minima si aggira intorno ai 50mila euro; se si rileva un bar già esistente, la cifra sale persino fino ai 120mila euro.

    Una buona possibilità è data dal franchising, che permette di avere di avviare l’attività con un servizio chiavi in mano a costi non eccessivi e con un brand avviato alle spalle.
    Gli investimenti in questo caso sono ridotti; si può partire dai 10-15mila euro circa.
    È importante scegliere una società di franchising seria, che garantisca un’assistenza puntuale e precisa, formazione continua, supporto per attività di marketing e comunicazione, la fornitura degli arredi e via dicendo.

    Certo, un bar in franchising permette un livello di personalizzazione basso, inoltre le fee e i canoni richiesti possono scoraggiare.

    In ogni caso, avere un brand importante alle spalle (i brand di caffè offrono spesso questo servizio) può agevolare l’avvio dell’attività.

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    Un bar è un’impresa a tutti gli effetti, che richiede conoscenza e passione: prima di dare vita a un’attività, è importante avere un business plan dettagliato e un’idea che possa risultare vincente differenziandosi dalla concorrenza.

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